martedì 18 settembre 2012

Legge naturale... in Libano

Mi ha impressionato il discorso del Papa alle autorità civili e religiose del Libano (v. qui). Non ha temuto di citare la presenza personale del demonio, quale essere spirituale alla ricerca di uomini come alleati per estendere il dominio del male sulla terra.

Inoltre, ha parlato della legge naturale, come della "grammatica" comune al cuore di tutti gli uomini e fondamento di ogni ordinata convivenza umana, al di là di ogni tempo, luogo e cultura. Di seguito, un passo interessante: il perseguimento della pace passa attraverso il rispetto dei valori non negoziabili, soprattutto della vita umana e della famiglia.

Qui il bel commento di Sandro Magister.

"Al fine di assicurare il dinamismo necessario per costruire e consolidare la pace, occorre instancabilmente tornare ai fondamenti dell’essere umano. La dignità dell’uomo è inseparabile dal carattere sacro della vita donata dal Creatore. Nel disegno di Dio, ogni persona è unica e insostituibile. Essa viene al mondo in una famiglia, che è il suo primo luogo di umanizzazione, e soprattutto la prima educatrice alla pace. Per costruire la pace, la nostra attenzione deve dunque portarsi verso la famiglia, al fine di facilitare il suo compito, per sostenerla così e dunque promuovere dappertutto una cultura di vita. L’efficacia dell’impegno per la pace dipende dalla concezione che il mondo può avere della vita umana. Se vogliamo la pace, difendiamo la vita! Questa logica squalifica non solo la guerra e gli atti terroristici, ma anche ogni attentato alla vita dell’essere umano, creatura voluta da Dio. L’indifferenza o la negazione di ciò che costituisce la vera natura dell’uomo impediscono il rispetto di questa grammatica che è la legge naturale inscritta nel cuore umano. La grandezza e la ragion d’essere di ogni persona non si trovano che in Dio. Così, il riconoscimento incondizionato della dignità di ogni essere umano, di ciascuno di noi, e quella del carattere sacro della vita implicano la responsabilità di tutti davanti a Dio. Dobbiamo dunque unire i nostri sforzi per sviluppare una sana antropologia che comprenda l’unità della persona. Senza di essa, non è possibile costruire l’autentica pace"