giovedì 20 settembre 2012

Sanzione penale, sofferenza, espiazione

Un altro assaggio dello stile e della dottrina meravigliosi del Venerabile Pio XII, dal Discorso ai partecipanti al sesto convegno nazionale dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani, 5.12.1954, sulla funzione della pena:

"Il lato etico della esecuzione della pena e della sofferenza che essa apporta è in relazione con gli scopi e i principi che debbono determinare le disposizioni della volontà del condannato.
Soffrire in questa vita terrena significa quasi un volgere lo spirito dall'esterno all'interno; è una via che allontana dalla superficie e conduce nella profondità. Così considerato, il soffrire è per l'uomo di un alto valore morale. La sua volonterosa accettazione, supponendo la retta intenzione, è un'opera preziosa. « Patientia opus perfectum habet », scrive l'Apostolo S. Giacomo ( 1, 4). Ciò vale anche per la sofferenza causata dalla pena. Essa può essere un avanzamento nella vita interiore. Secondo la sua Propria natura, è una riparazione e un ristabilimento — mediante la persona e nella persona del reo, e da questo voluta — dell'ordine sociale colpevolmente violato. L'essenza del ritorno al bene consiste propriamente non nella volonterosa accettazione della sofferenza, ma nell'allontanamento dalla colpa. A questo può condurre la sofferenza medesima, e la conversione dalla colpa può alla sua volta conferire ad essa un più alto valore morale, e facilitare ed elevare la sua efficacia etica. Così la sofferenza può assorgere fino ad un eroismo morale, ad un'eroica pazienza ed espiazione".